Campodarsego – Mestre: 2-1 fra le contestazioni.

Il calcio è un mix di emozioni. Zironelli forse avrebbe preferito perdere nettamente piuttosto che in questo modo. Ma lui è l’allenatore e il suo mestiere lo fa bene. Diverso il giudizio del cronista-tifoso: il Mestre visto ieri in terra padovana conferma appieno la fiducia in questa squadra e ciò basta per tornare verso casa con il rammarico minore, almeno in questa fase della stagione: aver lasciato al Gabbiano di Campodarsego tre punti. Ben peggio sarebbe stato riportare a casa un carico di dubbi sul futuro. Invece da oggi c’è la consapevolezza di essere lì per restarci, di potersela giocare con tutti o quasi. Perché se ci si mette la terna arbitrale (e ieri ci si è messa eccome), poco si può davvero. Almeno in termini di risultato finale.

Quarta partita di campionato, quarto campo diverso per squadra e tifosi. Questi ultimi non deludono mai, riuscendo nel miracolo di trasformare ogni impianto visitato dagli Orange come quello di casa. Una sorta di Baracca itinerante, unico nel suo genere.

La partita inizia e poco dopo Zecchin scalda il piede, con il primo tiro a lato. Poi è Pinton che entra in area avversaria e viene atterrato. L’arbitro nega il rigore agli arancioneri e il difensore mestrino si becca pure il giallo. Risposta di Lauria (in campo nonostante i dubbi della vigilia) che si produce in una bella girata a rete.

Al 26’ punizione da fuori area a favore dei biancorossi: quella è la “mattonella” di Lauria, dice più di qualcuno. E l’ex Parma non sbaglia, infilando la palla nel set per il gol del vantaggio padovano.

Reazione Mestre con Kabine che ci prova in rovesciata, poi Beccaro, ma niente da fare.

Zecchin ancora, ma il tiro calibrato per l’incrocio, viene neutralizzato da Brinio.

Nel secondo tempo il Mestre rientra in campo più determinato. E’ ancora Beccaro che impegna Brinio, costringendolo a mandare a lato. Il cross dal calcio d’angolo arriva in piena area ed è bravissimo Kabine ad approfittarne per siglare il gol del pareggio. O almeno così sembra a tutti: tifosi e 22 in campo. Ma in campo sono in 23 in tutto e l’arbitro decide di sfoggiare tutto il suo potere fischiando l’annullamento del gol dell’attaccante arancionero, fra l’incredulità di tifosi e giocatori già in festa. La motivazione resterà misteriosa.

Come spesso accade, al danno si unisce la beffa: nell’azione successiva, ancora condizionata dalle proteste per il gol annullato, Aliù viene lanciato verso la rete di Rossetto. Il fuorigioco pare evidente, almeno fino a prova contraria, ma l’arbitro fa proseguire e Gritti è costretto al fallo. Seconda ammonizione per il centrale che deve quindi abbandonare il terreno di gioco.

Attimo di comprensibile smarrimento e il Campodarsego ne approfitta, centrando il palo su colpo di testa di D’Apollonia.

Ancora D’Apollonia si procura un fallo in area mestrina. Il rigore lo batte Radrezza a cucchiaio e il risultato va sul 2-0. Siamo al 23’ del secondo tempo.

Partita finita? Niente affatto. Il Mestre, in inferiorità numerica, reagisce e dieci minuti più tardi c’è il fallo di Dario su Bussi, in area di rigore. Beccaro dal dischetto non sbaglia e accorcia le distanze.

Manca poco al termine ed il Mestre non si dà per vinto, buttando cuore e attributi oltre l’ostacolo: Bedin caccia letteralmente a terra Pettarin in piena area, ma l’arbitro pensa ad altro. Poi è ancora Beccaro che manda al lato di un soffio il gol del possibile pareggio, che avrebbe quantomeno ristabilito – in parte – un senso di giustizia a questa gara.

Siparietti finali da parte di un massaggiatore biancorosso, che sembra arrivi ad insultare (qualcuno ha parlato anche di uno sputo) i tifosi ospiti, degli addetti al campo che trattano male la nostra fotografa e del portiere Brinio che, pur beccato dalla curva Orange, si produce nel “dito” rivolto verso i tifosi mestrini tutti. Forse a dimostrazione del fatto – ed è il pensiero personalissimo di chi racconta – che una società sia pure ben strutturata ed ottimamente organizzata (celere e gentile la risposta alla richiesta di accrediti stampa) debba ancora limare qualcosa per prepararsi al salto fra i professionisti e capire che le tifoserie ospiti sono comprese nell’incasso.

Finisce con l’atto d’amore dei tifosi verso questi colori e questi ragazzi che si fermano per lunghi attimi sotto la curva a ringraziare. Siamo solo all’inizio, va bene così.

Foto di ZenZeroZeta.

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